Trentodoc: bollicine di montagna

Uve selezionate, territorio di montagna, esclusivamente trentino, rifermentazione in bottiglia e contatto prolungato con i lieviti: sono queste le caratteristiche distintive dello spumante metodo classico Trentodoc

All’ombra delle Dolomiti, patrimonio dell’Unesco, i vigneti dello spumante Trentodoc crescono in un territorio ideale, caratterizzato da forti escursioni termiche. È qui che i viticoltori trentini trasformando grappoli unici in bollicine di montagna 

Trentodoc è espressione diretta della terra che lo produce, il Trentino, un territorio caratterizzato da grande varietà climatica e da altitudini diverse. 

Primo metodo classico a ottenere la D.O.C. in Italia nel 1993, fra i primi al mondo, Trentodoc è legato indissolubilmente al Trentino, una terra naturalmente vocata alla coltivazione delle uve ideali per essere trasformate con questo metodo produttivo. Ottenuto da uve coltivate fino a un’altitudine massima di 800 m.s.l.m., Trentodoc trova nel territorio montano un fattore unico e distintivo.

L’importazione in Trentino del metodo classico a inizio Novecento fu considerata innovativa per i viticoltori locali (anche se va detto che un quotidiano locale, già a metà Ottocento riportava la notizia di un metodo classico prodotto in Trentino) ma non ha compromesso il legame con le tradizioni. Trentodoc, infatti, è più di un marchio, di una denominazione, di un’etichetta: è un sentimento preservato da generazioni di viticoltori trentini che tutelano il patrimonio storico e naturale, rispettando il passato e volgendo lo sguardo all’innovazione. 

Oggi sono 68 le case spumantistiche associate che producono con il marchio Trentodoc e che sottoscrivono il disciplinare di produzione. A loro spetta la tutela della qualità delle bollicine di montagna, prodotte rispettando rigidi canoni e controlli lungo tutta la filiera. La denominazione di origine controllata “Trento” è riservata a bollicine realizzate a partire da uve di provenienza esclusivamente trentina, principalmente Chardonnay e Pinot nero ma anche Pinot bianco e Meunier, ottenute con il metodo della rifermentazione in bottiglia e un prolungato contatto con i lieviti.  Le case spumantistiche trentine applicano regole più restrittive e severe rispetto a quelle imposte dal disciplinare, allungando la permanenza sui lieviti a esclusivo vantaggio della qualità finale di ogni singola bottiglia.

I NUMERI TRENTODOC
1.605,19 ettari è la superficie totale di produzione dedicata alla D.O.C. Trento.
4 i vitigni Trentodoc: Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco, Meunier.
68 le case spumantistiche Trentodoc che fanno parte dell’Istituto Trento Doc.
10.270 ettari è la superficie vitata trentina (16% circa utilizzata per uva base spumante).
Quasi 13 milioni sono le bottiglie vendute nel 2023. 
15 mesi è il periodo minimo di maturazione sui lieviti per un Senza Annata.
24 mesi è il periodo minimo di maturazione per un Millesimato.
36 mesi è il periodo minimo di maturazione per una Riserva. Tutte le case spumantistiche allungano di molto questo tempo.

LE CASE SPUMANTISTICHE
Le case spumantistiche associate all'Istituto Trento Doc sono 68, numero in costante crescita dal 2013. 

  1. Abate Nero
  2. Altemasi
  3. Balter 
  4. Bellaveder 
  5. Borgo dei Posseri
  6. Cantina Aldeno 
  7. Cantina d'Isera
  8. Cantina di Riva
  9. Cantina Endrizzi Elio e F.lli 
  10. Cantina Furletti Gabriele 
  11. Cantina Michele Sartori
  12. Cantina Mori Colli Zugna
  13. Cantina Resom
  14. Cantina Romanese
  15. Cantina Rotaliana di Mezzolombardo
  16. Cantina Roveré della Luna Aichholz
  17. Cantina Salim
  18. Cantina Salizzoni
  19. Cantina Sociale di Trento
  20. Cantina Toblino
  21. Cantine Levii
  22. Cembra cantina di montagna
  23. Cenci Trentino
  24. Cesarini Sforza Spumanti 
  25. Conti Bossi Fedrigotti
  26. Corvée
  27. De Vigili
  28. Dolomis
  29. Endrizzi
  30. Etyssa
  31. Ferrari Trento
  32. Fondazione Edmund Mach 
  33. Gaierhof
  34. Letrari 
  35. LeVide
  36. Madonna delle Vittorie 
  37. Man Spumanti
  38. Marchesi Guerrieri Gonzaga 
  39. Mas dei Chini
  40. Maso Martis 
  41. Maso Nero
  42. Maso Poli
  43. Metius
  44. Mittestainer
  45. Monfort
  46. Moser 
  47. Pedrotti Spumanti
  48. Pisoni F.lli 
  49. Pravis
  50. Ress
  51. Revì
  52. Roeno
  53. Rossi
  54. Rotari
  55. San Michael
  56. Seiterre
  57. Simoncelli Armando 
  58. Spagnolli Spumanti 
  59. Tenuta Gottardi 
  60. Tenuta Maso Corno
  61. Tenute Vidi
  62. Terre del Lagorai
  63. Tonini Viticoltori in Isera
  64. Valentini di Weinfeld
  65. Villa Corniole
  66. Viticoltori in Avio
  67. Wallenburg
  68. Zanotelli Elio & F.lli

 

LA STORIA 
Dalle prime testimonianze di “methode champenoise”, come si chiamava allora in Trentino, alla nascita della D.O.C.: per la prima volta in Italia la denominazione di origine controllata viene riservata a uno spumante metodo classico  

Trentodoc, è sinonimo di tradizione, innovazione e ricerca. Tutto ha inizio un secolo e mezzo fa; sono due le date emblematiche che segnano la storia della spumantistica trentina: il 1899 e il 1902. 

Al centro due lungimiranti e visionari imprenditori trentini: Arminio Valentini di Calliano e Giulio Ferrari di Calceranica. A Valentini si deve la primogenitura del primo spumante classico trentino. Testimonianze orali tramandate di padre in figlio parlavano già alla fine dell'Ottocento di un vino con le bolle prodotto a Calliano ma il documento che ne certifica la presenza è una manchette pubblicitaria pubblicata nel 1899 dalla «Strenna dell’Alto Adige» con l’etichetta di un vino con le bollicine made in Vallagarina: è lo “champagne” Valentini prodotto da un pioniere della tradizione spumantistica trentina.

Classe 1879, Giulio Ferrari è l’importante protagonista dello sviluppo della produzione trentina: appassionato di produzione vinicola sin da giovanissimo, frequenta l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, per poi impegnarsi in una serie di viaggi studio a Montpellier, a Geisenheim e nella zona di Epernay, dove si convince sempre più delle affinità che legano la sua terra al territorio di produzione francese. 

Ciò che impara all’estero, Giulio Ferrari lo porta con sé in Italia: è il 1902 quando produce le sue prime 200 bottiglie di metodo classico trentino. Nel 1906, alla prima Esposizione Universale di Milano, riceve una medaglia d’oro che conferma la sua intuizione. Nel 1952 la produzione arriva a dieci mila bottiglie. Desideroso di poter vedere il progetto crescere e continuare dopo di lui, cede l’attività alla famiglia trentina Lunelli, rimanendo a lavorare in cantina fino alla sua scomparsa. 

Seguendo l’esempio di Giulio Ferrari, molti produttori trentini nel corso del Novecento iniziano a produrre con il metodo classico e danno vita a un numero sempre maggiore di case spumantistiche fino all’ottenimento della D.O.C. Trento, nel 1993, prima denominazione di origine controllata in Italia riservata a uno spumante metodo classico e una delle prime al mondo.

A fare la storia della spumantistica trentina, inoltre, negli anni Ottanta interviene anche l’Istituto Agrario di San Michele all'Adige, oggi Fondazione Edmund Mach, che sviluppa le conoscenze tecniche vitivinicole ed enologiche applicate alla produzione delle bollicine di montagna, allora ancora poco diffuse in Trentino e soprattutto promuove tra i viticoltori locali la consapevolezza della grande vocazione di quel territorio alla produzione di spumante di qualità. 

Nel 2007 per tutelare l’identità e l’unicità di Trento D.O.C., su iniziativa di istituzioni e produttori, nasce il marchio collettivo Trentodoc, al quale oggi appartiene la quasi totalità delle case spumantistiche trentine.

IL TERRITORIO
Dall’incontro di clima e territorio e grazie alla capacità degli enologi, nasce un metodo classico dal legame indissolubile con il proprio territorio

Per Trentodoc la montagna rappresenta una risorsa preziosa: è la montagna che influenza il clima e la vita delle vigne, anche nelle zone del Trentino con altitudini più basse, presentando grandi varietà di temperatura fra giorno e notte, indispensabili per permettere alle uve di raggiungere l’ottimale grado di maturità per la produzione di metodo classico e per ottenere la tipica complessità aromatica delle bollicine di montagna. 

Di fronte ai cambiamenti climatici, la montagna è un vero e proprio alleato per i produttori del Trentino: le case spumantistiche hanno l’opportunità di elevare la quota di coltivazione della vite o, in alternativa, possono approfondire l’attività di ricerca destinata all’ottimizzazione dell’esposizione solare degli impianti già esistenti, capace di proteggere i grappoli da calura e calamità atmosferiche.

Il territorio beneficia della presenza del Lago di Garda, con il vento caldo chiamato “Ora” che da sud tutti i giorni soffia verso nord, rinfrescando l’aria e mantenendo la salubrità delle uve.

Inoltre le condizioni di drenaggio e aerazione del suolo, ricco di detriti calcarei e di un’elevata componente silicea, si traducono in vere e proprie sfumature di gusto.

Il risultato generale e comune di tutte le tipologie Trentodoc è di essere caratterizzate da eleganza e varietà di profumi, da freschezza e acidità.  

Come indicato dal disciplinare, la zona delimitata per la produzione del vino D.O.C. “Trento” comprende 74 comuni viticoli della provincia di Trento, ubicati in Valle dell’Adige, in Val di Cembra, in Vallagarina, nella Valle del Sarca, in Valsugana e nelle Valli Giudicarie. 

L’area, prevalentemente montuosa o collinare, secondo la classificazione delle zone altimetriche effettuata dall’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) è considerata interamente montana con limitate superfici pianeggianti nel fondovalle che corrispondono circa al 10%. Il 70% del territorio trentino, infatti, si trova al di sopra dei 1.000 metri di quota e i terreni vitati destinati alla produzione del vino D.O.C. “Trento”, situati prevalentemente in declivio, si spingono in alcuni casi fino agli 800 metri s.l.m.

I DISTRETTI TRENTODOC 
I distretti di produzione Trentodoc sono sei: Rovereto e Vallagarina, Valle dei Laghi e Alto Garda, Trento e Valle dell’Adige, Valsugana, Val di Cembra e Piana Rotaliana. In ciascuno di essi, le stesse uve (sono quattro quelle di Trentodoc permesse dal disciplinare e distribuite in modo diverso a seconda della zona: Chardonnay – il più diffuso, Pinot nero, Pinot bianco e Meunier) acquisiscono differenti peculiarità e danno origine a Trentodoc dai caratteri peculiari, grazie a terreni diversi. 

  • TRENTO E LA VALLE DELL’ADIGE

Il nome Valle dell'Adige identifica il tratto della valle trentina che il fiume Adige attraversa fino a Borghetto, sul confine con il Veneto. Qui, nell’unica pianura del Trentino formatasi a ridosso del secondo corso d’acqua più lungo d’Italia, tra nomi storici e giovani realtà vitivinicole si trovano molte case spumantistiche Trentodoc.

Le case spumantistiche: Abate NeroAltemasiBellaveder, Cantina Resom, Cantina Sociale di TrentoCesarini Sforza Spumanti, Dolomis, EtyssaFerrari TrentoMas dei Chini, Maso MartisMaso Poli, MittestainerMonfortMoser.

  • ROVERETO E LA VALLAGARINA

In un territorio crocevia di culture, in cui la cittadina di Rovereto storicamente ricopre il ruolo di anello di congiunzione tra pianura e montagna, tradizione italiana e tedesca, si trova la Vallagarina, famosa per i suoi terreni vitati. Nel fondovalle, attraversato dall’Adige, si trovano i vigneti circondati da castelli fortificati, mentre in quota si intravedono le cime rocciose delle Piccole Dolomiti. 

Le case spumantistiche: Balter, Borgo dei Posseri, Cantina Aldeno, Cantina d’Isera, Cantina Mori Colli Zugna, Cantina Salizzoni, Conti Bossi Fedrigotti, Letrari, Marchesi Guerrieri Gonzaga, Pedrotti Spumanti, Revì, Roeno, Seiterre, Simoncelli Armando, Spagnolli Spumanti, Tenuta Maso Corno, Tonini Viticoltori in Isera, Valentini di Weinfeld e Viticoltori in Avio. 

  • VAL DI CEMBRA

È qui in Val di Cembra che l’altitudine dei vigneti Trentodoc si spinge tra i 450 m fino ai 800 m s.l.m.. Dalle pendici dei depositi calcarei del Monte Corona a Giovo, fino agli strapiombi sul torrente Avisio, la Val di Cembra è percorsa da oltre 700 km di muri a secco, terrazzamenti realizzati negli ultimi 100 anni per addolcire le pendenze e ricavare spazi. La costruzione di questi muretti, tramandata da generazioni di padre in figlio e considerata una vera e propria arte, è entrata nella lista del Patrimonio Immateriale dell’UNESCO e contraddistingue i vigneti di questo territorio, iscritti nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici d’Italia, nominati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Le case spumantistiche: Cembra cantina di montagna, Corvée, Man Spumanti, Tenuta Gottardii, Villa Corniole, Zanotelli Elio & F.lli.

  • VALSUGANA

Dominata dalla catena del Lagorai, costellata di piccoli specchi d’acqua incastonati tra rocce metamorfiche, boschi, prati e alpeggi, la Valsugana è percorsa dal fiume Brenta che nasce dai laghi di Levico e di Caldonazzo. In questo territorio crescono i vigneti di Chardonnay e Pinot nero ma anche Pinot bianco e Meunier, gli uvaggi utilizzati per produrre Trentodoc.

Le case spumantistiche: Cantina Michele Sartori, Cantina Romanese, Cenci Trentino, Terre del Lagorai.

  • PIANA ROTALIANA

Nata durante la dominazione asburgica grazie agli imperatori d’Austria che commissionarono la deviazione verso sud del fiume Noce, la Piana Rotaliana è un territorio di circa 400 ettari, particolarmente fertile e vocato alla produzione di uve grazie alle frequenti esondazioni del passato e all’origine del suolo - in parte anche glaciale. Qui si produce il Teroldego ma sono diverse le case spumantistiche che vi coltivano i vigneti Trentodoc. 

Le case spumantistiche: Cantina Endrizzi Elio & F.lli, Cantina Rotaliana di Mezzolombardo, Cantina Roveré della Luna Aichholz, De Vigili, Endrizzi, Fondazione Edmund Mach, Gaierhof, Maso Nero, Metius, Ress, Rossi, Rotari, San Michael. 

  • VALLE DEI LAGHI E ALTO GARDA

Interamente ricoperta dai ghiacci fino all’ultima glaciazione, la Valle dei Laghi offre alcune delle morfologie più caratteristiche del Trentino che spaziano dai pozzi glaciali di Vezzano e Torbole alle Marocche di Dro. Il paesaggio a nord è puntinato da numerosi specchi lacustri, tra i quali il suggestivo Lago di Toblino dove, grazie al particolare clima mediterraneo di tutta quest’area, crescono vigneti e uliveti, i più a Nord d’Europa. In questa zona, chiamata Piana alluvionale del Sarca, soffiano due venti: al mattino il Pelèr, che scende dalle Dolomiti di Brenta, e nel pomeriggio l’Ora, che sale dal Lago di Garda e mantiene i terreni e le uve ben ventilati e si diffonde poi in tutto il Trentino. 

Le case spumantistiche: Cantina di Riva, Cantina Furletti Gabriele, Cantina Salim, Cantina Toblino, Cantine Levii, Madonna delle Vittorie, Pisoni F.lli, Pravis.

 

La carta di identità: Trentodoc è bollicine di montagna
Il legame che Trentodoc ha con il suo territorio di origine è stato attestato grazie a uno studio importante e innovativo, durato oltre tre anni e svolto dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, insieme alla Fondazione Edmund Mach e al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, dal titolo “Nuove metodologie analitiche per la tracciabilità geografica e varietale di prodotti enologici”.

Analizzando 43 Trentodoc provenienti da tutto il Trentino è emerso che se un metodo classico contiene un numero consistente di specifici composti volatili generati grazie alle escursioni termiche tipiche degli ambienti montani, significa che quel vino non può essere altro che un Trentodoc.  Grazie a questa ricerca è stato dimostrato che la montagna influenza le uve su tutto l’ambiente trentino e non solo a elevate altitudini. 

Queste evidenze, oggi si arricchiscono di una ulteriore scoperta, sempre grazie alla Fondazione Mach - ossia che Trentodoc (e anche i vini bianchi) contengono sostanze in grado di conferire una maggiore gradevolezza al palato aumentandone il gusto percepito, la pienezza e la complessità. Questo effetto, chiamato “kokumi” (dal giapponese, koku – ricco e mi – sapore), è dato da composti naturali originati dai lieviti, pertanto espressione del territorio in cui crescono le vigne.

I risultati di questo studio, effettuato dal Professor Mattivi, sono stati presentati nei giorni scorsi a Davis, in California, nell’ambito della tredicesima edizione del convegno mondiale, “In Vino Analytica Scientia 2024”, che ogni due anni riunisce i migliori scienziati del settore da tutto il mondo, con la presenza di oltre 150 delegati in rappresentanza di 15 paesi diversi. Tra i temi trattati druante la conferenza, anche la ricerca condotta dalla Dott.ssa Silvia Carlin che ha come obiettivo quello di selezionare i vini più adatti ad un invecchiamento prolungato, le riserve. Infatti, anche sotto la pressione dei cambiamenti climatici, risulta sempre più complesso assicurarsi che una partita di vino base abbia le caratteristiche per produrre uno spumante riserva. A questo proposito, la Fondazione E. Mach ha presentato un metodo da utilizzare nel controllo di qualità per scegliere le partite da lavorare scartando quelle non adatte a invecchiamento.

LA COLTIVAZIONE
Uvaggio selezionato ed escursione termica: l’acidità come fattore essenziale per rivelare la qualità delle uve destinate a diventare bollicine di montagna

La particolarità geografica si lega alla selezione stringente delle tipologie di uva dalle quali è possibile ottenere bollicine Trentodoc: da disciplinare, possono essere utilizzati solo i vitigni Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco e Meunier. 

Chardonnay e Pinot nero sono i protagonisti della produzione. Lo Chardonnay conferisce a Trentodoc longevità e carica aromatica. Il Pinot nero, un vitigno antico che richiede una coltura molto attenta, dona eleganza, struttura e corposità. Il Pinot bianco arricchisce il bouquet fruttato di Trentodoc. Il Meunier è, invece, utilizzato più di rado ma è apprezzato per la capacità di adattamento alle più disparate condizioni climatiche e bilancia le note acide.

Il metodo principale di coltivazione delle uve, oggi come un tempo è la pergola trentina, sistema di viticoltura tra i più diffusi in quanto garantisce un’adeguata esposizione solare alle vigne, poste nella maggior parte dei casi su terreni in pendenza. Inoltre, la pergola permette lo sfruttamento dei terrazzamenti e facilita, garantendo un buon risultato, le operazioni di potatura e di legatura dei tralci. 

Altre pratiche diffuse per la coltivazione delle uve destinate a Trentodoc, sono il guyot e il cordone speronato.

La vendemmia ha inizio solo quando l’uva ha raggiunto il giusto grado di acidità, fattore di primaria importanza che rivela la qualità dell'uva destinata a diventare metodo classico. Oltre all’acidità, la data del raccolto è decisa anche dall’analisi degli zuccheri, dei sali minerali e delle sostanze aromatiche. Per preservare al meglio gli acini, i grappoli vengono raccolti a mano con estrema cura, adagiati in cassette di piccole dimensioni e portati in cantina per l’immediata lavorazione. 

IL METODO CLASSICO 
È dalla lunga maturazione sui lieviti che nasce il fine perlage che contraddistingue Trentodoc 

Uno degli elementi distintivi di Trentodoc è il suo metodo di produzione chiamato comunemente “classico”, basato sulla rifermentazione in bottiglia, ovvero un prolungato riposo su lieviti selezionati.

Al vino, detto “base” (dove è avvenuta la prima fermentazione che trasforma l’uva in vino) ottenuto da uve Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco e Meunier, si aggiungono zuccheri e selezionate miscele di lieviti affinché possa iniziare la seconda fermentazione in bottiglia. Una volta imbottigliato (con tappo a corona), il vino inizia il periodo di maturazione che può variare – lo dice il disciplinare - da un minimo di 15 mesi per il Senza Annata a un minimo di 24 mesi per il Millesimato, fino a un minimo di 36 mesi per la Riserva. Va sottolineato che tutte le case spumantistiche trentine prolungano di parecchio rispetto al disciplinare il tempo di riposo sui lieviti, anche fino a dieci anni, a tutto vantaggio del prodotto finale. Ciò è possibile in quanto le uve presentano la giusta acidità, rappresentando la migliore garanzia per la capacità di evoluzione e resistenza del vino nel tempo. 

Durante i mesi di maturazione e riposo avviene la presa di spuma, grazie alla quale si sviluppa il fine perlage di Trentodoc. Le bottiglie vengono disposte a testa in giù su appositi cavalletti, chiamati “pupitres” (tipici supporti in legno della tradizione spumantistica francese), dove avviene la periodica rotazione (remuage) per muoverne delicatamente il contenuto con un progressivo cambiamento di inclinazione.

Rotazione dopo rotazione, i lieviti esausti si depositano delicatamente nel collo della bottiglia: a questo punto vanno rimossi con la sboccatura, che può avere luogo manualmente al volo (à la volée) o meccanicamente congelando il collo (à la glace) e facendo saltare il tappo. Il vino fuoriuscito viene sostituito con un mix segreto a base di “vino di pregio e zucchero”: è la “liqueur d’expédition”, miscela segreta che corrisponde al personalissimo tocco dell’enologo e che contraddistingue i tratti di ciascuna etichetta. 

Trentodoc può essere Bianco o Rosato nelle versioni Senza Annata, Millesimato e Riserva, e viene classificato anche in base al dosaggio:

  • Pas Dosé (o non dosato o dosaggio zero): fino a 3 grammi di residuo zuccherino per litro, senza aggiunta di zuccheri dopo la rifermentazione in bottiglia
  • Extra Brut: la quantità zuccherina finale è compresa tra 0 e 6 grammi per litro
  • Brut: tra i 6 e i 12 grammi di residuo zuccherino per litro
  • Extra Dry: da 12 a 17 grammi di residuo zuccherino per litro
  • Dry, Sec: da 17 a 32 grammi di residuo zuccherino per litro
  • Demi Sec: fra i 32 e i 50 grammi di residuo zuccherino per litro

CAMBIAMENTI CLIMATICI E SOSTENIBILITÀ
Consapevoli della ricchezza del Trentino, le case spumantistiche che aderiscono all’Istituto Trento Doc praticano la viticoltura sostenibile: dalle azioni in campo a quelle in cantina, sono impegnate nella tutela dell’ambiente, degli operatori e del consumatore.

Dall’applicazione dei principi della viticoltura integrata alle azioni virtuose in campo e all’interno del processo produttivo, le cantine sono molto attive nella tutela dell’ambiente, dell’operatore e del consumatore.

L’adozione su vasta scala di pratiche di difesa integrata – il Trentino è stato il primo in Italia a fare questa esperienza – risale alla fine degli anni Ottanta attraverso la creazione di un “Protocollo d’Intesa” volontario, sottoscritto dai produttori dei diversi comparti agricoli. Con questa iniziativa, il settore viticolo e quello agricolo trentino hanno promosso la diffusione di tecniche di coltivazione ecosostenibili, riducendo l’impatto ambientale in viticoltura e proponendo indirizzi tecnici che hanno consentito di aumentare il livello qualitativo della produzione viticola ed enologica, con nuove possibilità̀ di qualificazione del prodotto.

Nel 2016 è poi intervenuto il sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI), realizzato sotto l’egida del MASAF attraverso norme tecniche specifiche per ciascuna coltura e indicazioni fitosanitarie vincolanti, comprendenti pratiche agronomiche e limitazioni nella scelta dei prodotti e nel numero dei trattamenti. Questo sistema prevede la definizione di linee guida nazionali e l'adozione di protocolli di produzione integrati a livello territoriale (approvati dal MASAF), nonché l’implementazione di un rigoroso metodo di rintracciabilità, con l'obiettivo di dimostrare che i prodotti certificati provengano da aziende agricole che applicano i disciplinari. 

In Trentino, oltre l’80% della superficie vitata è certificata SQNPI. Questo riconoscimento è espressione della dedizione corale nei confronti del territorio, grazie all'impegno di circa 5.500 viticoltori. Si tratta dell’unico processo certificativo in Italia ad abbracciare, grazie a pratiche colturali sostenibili diffusamente applicate, il più alto numero di viticoltori coordinati da un’unica entità consortile, nell’interesse dell’ambiente e del consumatore finale. A questo quadro, che contraddistingue il territorio trentino, si sommano le numerose iniziative delle singole case spumantistiche nell’ambito della sostenibilità.

Il Consorzio di Tutela vini del Trentino, ente riconosciuto dal MASAF per la tutela, vigilanza e promozione delle denominazioni del territorio, sviluppa la propria attività volta alla tutela del territorio, dei lavoratori e del consumatore e ha già editato il proprio secondo Bilancio di Sostenibilità. Un risultato frutto di un lavoro di squadra e di un cammino lungo e complesso che ha coinvolto 91 aziende socie, 15 cantine cooperative, circa 5.000 viticoltori e molteplici stakeholder del territorio trentino. Il Bilancio di Sostenibilità, redatto secondo gli standard internazionali GRI, rappresenta uno strumento di rendicontazione che, valutando con un approccio integrato le tre dimensioni della sostenibilità, segue i principi della Responsabilità Sociale d'Impresa (RSI), comunica a tutte le parti interessate gli impatti generati su economia, società ed ambiente.

IL MARCHIO TRENTODOC
Il marchio collettivo Trentodoc, nato per iniziativa di istituzioni e produttori, intende rafforzare l’identità di questo vino e valorizzare il suo legame con il territorio. Apposto su ogni etichetta, il lettering presenta due caratteristiche “o” che richiamano il fondo della bottiglia in movimento e vuole sottolineare l’atto distintivo del metodo classico, il “remuage”, l’operazione manuale di rotazione delle bottiglie eseguita dai produttori Trentodoc sui tipici cavalletti in legno.

Ad occuparsi della promozione del marchio collettivo è l’Istituto Trento Doc - fondato nel 1984 - in Italia e nel mondo. 

DATI 2023
L’Osservatorio dell’Istituto Trento Doc, impegnato nella raccolta dei dati forniti dalle 68 case spumantistiche associate, ha registrato per il 2023 la tenuta del comparto, con una crescita a valore del 3%, pari ad un fatturato complessivo di 185 milioni di euro e a un venduto di quasi 13 milioni di bottiglie.

Il mercato di riferimento per Trentodoc rimane l’Italia, che rappresenta l’85% del venduto, in particolare nel settore horeca, in continua crescita mentre il restante 15% riguarda l’estero, dove sono attivi due progetti Ocm, negli Stati Uniti (in particolare East Coast) e in Svizzera.

Tra le tipologie più apprezzate dal consumatore si confermano i millesimati e le riserve.

Le cantine che aderiscono all’Istituto variano per dimensioni e comprendono case spumantistiche, cantine cooperative agricole, aziende agricole e aziende vinicole.

La superficie totale dedicata alla produzione di spumante metodo classico è di circa 1.605 ettari; in generale va ricordato che il 70% delle aziende private (principalmente conferitori) trentine possiede una superficie vitata inferiore a un ettaro. La viticoltura in Trentino è tra le più costose in Italia.

Presidente dell’Istituto Trento Doc è Stefano Fambri. 

Il consiglio è composto da Roberta Giuriali, Lucia Letrari, Martina Togn, Andrea Buccella, Matteo Lunelli, Elio Pisoni, Federico Simoni e Enrico Zanoni.

Direttrice dell’Istituto Trento Doc è Sabrina Schench. 

LA FONDAZIONE EDMUND MACH
Gli enologi che producono Trentodoc sono formati e supportati dalla Fondazione Edmund Mach, importante centro a livello internazionale che si occupa di ricerca e formazione. Dal 2008 la Fondazione prosegue l’attività dello storico Istituto Agrario di San Michele all’Adige, frequentato da enologi, non solo trentini, che oggi prestano il loro servizio nelle cantine più famose di tutta Italia.

La Fondazione è una struttura di eccellenza, una cittadella dell’agricoltura che si estende su 14 ettari di serre, laboratori e uffici e su 70 ettari di area verde. 

L’APP TRENTODOC
A disposizione dell’utente un’Applicazione mobile pensata per accompagnare le persone durante la degustazione, nei momenti conviviali a casa e al ristorante o durante un viaggio, che contiene le informazioni sulle 68 case spumantistiche, ognuna con un itinerario consigliato, 200 punti di interesse, più di 230 schede tecniche e una sezione dedicata agli appuntamenti Trentodoc.

DEGUSTARE TRENTODOC
Trentodoc è espressione diretta della terra che lo produce, il Trentino, un territorio di montagna caratterizzato da grande varietà climatica e da altitudini differenti. Oggi sono 68 le case spumantistiche associate che producono con il marchio Trentodoc e che sottoscrivono il disciplinare di produzione, da cui deriva un’ampia collezione di etichette (oggi oltre 230), tutte diverse per complessità aromatica ed esperienza gustativa. Grazie alle loro peculiari caratteristiche, l’acidità e la freschezza, le bollicine di montagna possono accompagnare una grande quantità di piatti della cucina italiana e internazionale, da quella della tradizione alle ricette d’autore.

Degustare Trentodoc è un’esperienza che consente di ricercare nel calice tutte le fragranze che esprimono un intero territorio e che, allo stesso tempo, rendono unico un vino. In particolare, l’attenzione può essere rivolta al perlage: caratteristica fondamentale di Trentodoc sono le bollicine fini e persistenti. 

Le sensazioni olfattive richiamano fragranze fruttate e floreali, oltre a note di vaniglia, albicocca, frutta esotica, nocciole tostate, pane sfornato, mela golden, cioccolato bianco e gelsomino. Al gusto si rivela secco, con la sua tipica freschezza, pieno nell’impatto e rotondo, caratterizzato da un sapiente equilibrio tra morbidezza e misurata acidità. Trentodoc va servito in un calice sufficientemente ampio, a una temperatura fra gli 8° e i 12°.

Trentodoc è perfetto per essere consumato a tutto pasto: servito insieme a portate di carne dal gusto strutturato o di pesce, sia cotto che crudo, con i primi e con la pizza, con i fritti come il misto mare, il sushi, i gamberi in tempura, lo gnocco, il tortel di patate o le verdure in pastella (dai fiori di zucca ai porcini alla salvia) e con le più varie interpretazioni culinarie del mondo. 

La versatilità di Trentodoc e quindi la sua grande capacità di abbinamento a tavola è dovuta principalmente a due fattori: la sua freschezza, regalata dalla montagna, che influenza il clima e la vita delle vigne, anche nelle zone del Trentino con altitudini più basse, provocando escursioni termiche importanti fra giorno e notte - indispensabili per permettere alle uve di sviluppare l’acidità perfetta per questo tipo di vino - e la sua sapidità, dovuta all’influenza dei terreni dolomitici. Le case spumantistiche poi, con il grande impegno della pratica dei lunghi affinamenti permettono di proporre al consumatore finale dei Trentodoc particolarmente evoluti, eleganti, equilibrati e raffinati.

EVENTI E RICONOSCIMENTI

  • Nel novembre 2024, negli spazi della Stazione Leopolda a Firenze, il titolo “Miglior Sommelier d’Italia Associazione Italiana Sommelier 2024 - Premio Trentodoc” ad Andrea Gualdoni.
  • Nell’edizione 2024 del concorso “Champagne & Sparkling Wine World Championships (CSWWC)”, ideato da Tom Stevenson, massimo esperto mondiale di bollicine, Trentodoc ha ricevuto 73 medaglie – 29 ori e 44 argenti – diventando lo spumante più premiato d’Italia. Tom Stevenson (fondatore e Presidente del concorso) ha dichiarato: “Nel 2024, allo Champagne & Sparkling Wine World Championships (CSWWC), Trentodoc ha vinto più medaglie d’oro e d’argento di qualsiasi altra regione italiana. Considerando l’eccellente qualità e la costanza dimostrata in tutte le tipologie presentate al CSWWC negli ultimi undici anni, sono stupefatto dal percorso di successo di Trentodoc”.
  • Il Trentino ha ricevuto dalla rivista Wine Enthusiast il titolo di “Wine Region of the Year 2020”. “A true Wine Star, the Trentino region is one of the most dynamic multifaceted quality terroir driven wine producing areas in the world today – commenta Adam M. Strum, C.E.O. and Publisher, Wine Enthusiast Magazine - With it’s delicious fresh and fruity Chardonnay, Pinot Grigio and elegant Pinot Nero and it’s spectacular sub region Trento DOC which produces renowned world class sparkling wines Trentino is unrivaled in Italy for its diversity”. 
  • L’Istituto Trento Doc ha ricevuto il premio "Innovative Marketing Strategy Award 2019”, deliberato dal Comitato Scientifico del Master Food & Wine 4.0 dell’Università IUSVE di Venezia.
  • La partnership tra l’Istituto Trento Doc e AIS – Associazione Italiana Sommelier – per il Concorso del Miglior Sommelier d’Italia – Premio Trentodoc è nata nel 2016 ed è stata rinnovata nel 2023 per un altro triennio. Il concorso assegna il titolo al miglior sommelier d’Italia, il quale viene dichiarato dopo aver superato varie prove previste dal regolamento, sia a livello locale che alla finale nazionale.
  • Trentodoc è partner di “The Institute of Masters of Wine”, la più importante istituzione accademica internazionale del vino, con sede a Londra. L’accordo è stato rinnovato per tre anni, nel 2024.
  • L’Istituto è attivo con un programma OCM di promozione Trentodoc, negli Stati Uniti concentrato su New York e sull’East Coast, e in Svizzera su Zurigo.

IL TRENTINO IN NUMERI 

  • Superficie: 6.207 chilometri quadrati
  • Abitanti: 542.739 (al 1° gennaio 2020)
  • Cima più elevata interamente in territorio trentino: Presanella, 3556m
  • Laghi: 297
  • Musei: 59
  • Castelli: 155
  • 2 Siti Unesco: Dolomiti (il Trentino ospita 4 dei 9 siti inseriti nella lista dei beni naturali del Patrimonio dell’Umanità: Dolomiti di Brenta, Latemar-Catinaccio, Marmolada e Pale di San Martino) e Palafitte (di Fiavè e di Ledro).
  • Percentuale di territorio sottoposto a tutela ambientale: 31,4%
  • Estensione della superficie forestale: 63%
  • Varietà di piante presenti: 2.359 – 17 sono endemiche, esclusive del territorio trentino
  • Alberi: 500.000.000, circa 1.000 per abitante
  • Specie animali e vegetali censite: 3.724
  • Specie animali tutelate: 125
  • Quota di raccolta differenziata rifiuti urbani: 76,5% dei rifiuti urbani raccolti (nel 2018)
  • Fortificazioni della Grande Guerra: 20
  • Ecomusei: 8
  • Biblioteche di pubblica lettura: 86
  • Biblioteche speciali e di conservazione: 50
  • Punti pubblici di lettura: 46
  • Persone entrate nei musei trentini nel 2018: 1.380.346 
  • SAU (Superficie agricola utilizzata): 137 mila ettari (*) di cui:
  • 3 mila di seminativi
  • 23 mila di coltivazioni legnose
  • 111 mila di prati e pascoli
  • Aziende agricole: 7.531
  • Fattorie didattiche: 70
  • Ettari di terreno coltivati a biologico: 15.614,29
  • Aziende vinicole: 164
  • Malghe in attività: 320
  • Esercizi alberghieri: 1.519
  • Rifugi: 146
  • Posti letto totali in Trentino: 486.275
  • Arrivi: 6.257,331 (dati 2019)
  • Presenze: 32.779.340 (dati 2019)
  • Sentieri (inclusi ferrate e percorsi attrezzati) per complessivi 5.843 chilometri di sviluppo: 1.165
  • Grandi Trekking (con più di 3 tappe) percorribili sul territorio: 13 
  • Percorsi ciclopedonali per complessivi 431 chilometri serviti da 19 Bicigrill: 11
  • Numero piste: 612 con uno sviluppo complessivo pari a 800km con 229 impianti di risalita

 

 

 

 

 

 

NUMERI VAL DI CEMBRA

  • Altitudine vigneti: dai 450 m fino a 800m s.l.m., di cui il 75% supera i 500 m e la maggior parte delle pendenze supera il 40%
  • Oltre 900/1.000 ore di lavorazione nel vigneto per ettaro annui, a causa della conformazione impervia del terreno
  • Oltre 700 km di muretti a secco, terrazzamenti realizzati negli ultimi 100 anni per addolcire le pendenze e ricavare spazi. La costruzione di questi muretti ha una tradizione antica, tramandata da generazioni di padre in figlio, e consiste nella capacità di creare costruzioni mediante il posizionamento di pietre l'una sull'altra senza l'utilizzo di altri materiali, a eccezione del terreno asciutto, peculiarità che ha permesso a quest’arte di entrare nella lista del Patrimonio Immateriale dell’UNESCO.
  • I Vigneti terrazzati della Val di Cembra sono iscritti nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici d’Italia, nominati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

 

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IL TRENTINO IN NUMERI 

  • Superficie: 6.207 chilometri quadrati
  • Abitanti: 542.739 (al 1° gennaio 2020)
  • Cima più elevata interamente in territorio trentino: Presanella, 3556m
  • Laghi: 297
  • Musei: 59
  • Castelli: 155
  • 2 Siti Unesco: Dolomiti (il Trentino ospita 4 dei 9 siti inseriti nella lista dei beni naturali del Patrimonio dell’Umanità: Dolomiti di Brenta, Latemar-Catinaccio, Marmolada e Pale di San Martino) e Palafitte (di Fiavè e di Ledro).
  • Percentuale di territorio sottoposto a tutela ambientale: 31,4%
  • Estensione della superficie forestale: 63%
  • Varietà di piante presenti: 2.359 – 17 sono endemiche, esclusive del territorio trentino
  • Alberi: 500.000.000, circa 1.000 per abitante
  • Specie animali e vegetali censite: 3.724
  • Specie animali tutelate: 125
  • Quota di raccolta differenziata rifiuti urbani: 76,5% dei rifiuti urbani raccolti (nel 2018)
  • Fortificazioni della Grande Guerra: 20
  • Ecomusei: 8
  • Biblioteche di pubblica lettura: 86
  • Biblioteche speciali e di conservazione: 50
  • Punti pubblici di lettura: 46
  • Persone entrate nei musei trentini nel 2018: 1.380.346 
  • SAU (Superficie agricola utilizzata): 137 mila ettari (*) di cui: 
  • 3 mila di seminativi
  • 23 mila di coltivazioni legnose
  • 111 mila di prati e pascoli 
  • Aziende agricole: 7.531
  • Fattorie didattiche: 70
  • Ettari di terreno coltivati a biologico: 15.614,29
  • Aziende vinicole: 164
  • Malghe in attività: 320
  • Esercizi alberghieri: 1.519
  • Rifugi: 146
  • Posti letto totali in Trentino: 486.275
  • Arrivi: 6.257,331 (dati 2019)
  • Presenze: 32.779.340 (dati 2019)
  • Sentieri (inclusi ferrate e percorsi attrezzati) per complessivi 5.843 chilometri di sviluppo: 1.165
  • Grandi Trekking (con più di 3 tappe) percorribili sul territorio: 13 
  • Percorsi ciclopedonali per complessivi 431 chilometri serviti da 19 Bicigrill: 11
  • Numero piste: 612 con uno sviluppo complessivo pari a 800km con 229 impianti di risalita

NUMERI VAL DI CEMBRA

  • Altitudine vigneti: dai 450 m fino a 800m s.l.m., di cui il 75% supera i 500 m e la maggior parte delle pendenze supera il 40%
  • Oltre 900/1.000 ore di lavorazione nel vigneto per ettaro annui, a causa della conformazione impervia del terreno
  • Oltre 700 km di muretti a secco, terrazzamenti realizzati negli ultimi 100 anni per addolcire le pendenze e ricavare spazi. La costruzione di questi muretti ha una tradizione antica, tramandata da generazioni di padre in figlio, e consiste nella capacità di creare costruzioni mediante il posizionamento di pietre l'una sull'altra senza l'utilizzo di altri materiali, a eccezione del terreno asciutto, peculiarità che ha permesso a quest’arte di entrare nella lista del Patrimonio Immateriale dell’UNESCO.
  • I Vigneti terrazzati della Val di Cembra sono iscritti nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici d’Italia, nominati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Trentodoc_Cartella Stampa_Settembre.pdf

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Maggiori informazioni su Istituto Trento Doc

Trentodoc, bollicine di montagna 
La sua storia iniziò nei primi anni del ‘900 con Giulio Ferrari, studente all’Imperial Regia Scuola Agraria di San Michele, che dopo numerosi viaggi-studio in Francia, di rientro a Trento e per primo, nel cuore della città, diede il via alla sua produzione di metodo classico: piccola, ma di elevata qualità. Da allora molti lo seguirono fino al riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata “Trento” nel 1993, come prima in Italia riservata a un metodo classico, fra le prime al mondo.

Trentodoc è una realtà in costante crescita che riunisce 69 case spumantistiche, ognuna delle quali persegue la propria personale filosofia, conferendo a questo metodo classico sfumature diverse, adatte a ogni gusto, occasione e abbinamento. Con un unico comun denominatore: la qualità.

Le viti adatte a diventare Trentodoc sono Chardonnay (uno dei più coltivati in provincia con circa 26% della superficie vitata), Pinot nero, Pinot bianco e Meunier e crescono ad altitudini comprese tra i 200 e gli 800 metri, con un clima influenzato dalle Dolomiti e dal Lago di Garda, con notevoli escursioni termiche fra giorno e notte; viti e uva che, diventate vino, si caratterizzano per eleganza, freschezza e persistenza.

Trentodoc può fregiarsi oggi di una “carta di identità” che certifica la sua origine e il suo legame con il territorio - frutto di una ricerca della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura e con l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia - che lo definisce anche come "bollicine di montagna".

La qualità di Trentodoc è affidata al disciplinare di produzione, che fissa rigidi canoni e controlli lungo tutta la filiera. La vendemmia di uve esclusivamente trentine è svolta manualmente e il “vino base” è affidato a una lenta maturazione in bottiglia che varia da un minimo di 15 mesi per un senza annata a 24 mesi per un millesimato e a un minimo di 36 per la riserva, ma può arrivare ad oltre 10 anni di permanenza sui lieviti, grazie all’impegno costante di tutti i produttori che propongono sul mercato Trentodoc sempre più raffinati ed evoluti.

A occuparsi della promozione del marchio (con le due “O” che graficamente simboleggiano il gesto del “remuage”) è l’Istituto Trento Doc, nato nel 1984.

A disposizione dal 2020 un’Applicazione mobile pensata per accompagnare le persone alla degustazione, nei momenti conviviali a casa e al ristorante o durante un viaggio, che contiene le informazioni su tutte le case spumantistiche, 200 punti di interesse, più di 200 schede tecniche e una sezione dedicata agli appuntamenti Trentodoc. 

Nel concorso Champagne & Sparkling Wine World Championships (CSWWC) 2024, ideato e presieduto da Tom Stevenson, fra i critici più rispettati nel mondo delle bollicine, Trentodoc ha ricevuto 73 medaglie – 29 ori e 44 argenti – diventando lo spumante più premiato d’Italia. Inoltre, Wine Enthusiast - fra le riviste più autorevoli al mondo per il vino - ha nominato per il 2020 il Trentino “Wine Region of the Year”. Trentodoc è partner di AIS – Associazione Italiana Sommelier – nell’ambito del Concorso Miglior Sommelier d’Italia - premio Trentodoc e orgoglioso supporter di The Institute of Masters of Wine. 

Contatto

Via Suffragio 3, 38122 Trento

+39 335 7400 473

press.istituto@trentodoc.com

www.trentodoc.com