Trentodoc: otto consigli per servirlo al meglio a Natale e Capodanno

Per un aperitivo, un pranzo e una cena in famiglia o come idea regalo, Trentodoc è sinonimo di eccellenza e territorio.

Valentino Tesi, Miglior Sommelier Associazione Italiana Sommelier 2019, consiglia come servire al meglio le bollicine di montagna.

A Natale e a Capodanno quella del brindisi è una tradizione consolidata, simbolo di comunione e convivialità. Per stappare correttamente una bottiglia, il modo migliore è affidarsi alle competenze di un professionista come Valentino Tesi, Miglior Sommelier Associazione Italiana Sommelier 2019, attualmente in carica.

“Trentodoc è sinonimo di eccellenza, artigianalità e territorio, oltre che essere un prodotto made in Italy”, spiega il sommelier, “e si distingue per l’ampia collezione delle sue etichette, diverse per fattura ed esperienza gustativa (oggi 190, prodotte dalle 61 case spumantistiche associate all’Istituto), per la loro piacevolezza, per il perlage particolarmente fine e per la versatilità. Perfetto per le occasioni importanti, si abbina a una grande varietà di pietanze, dalle più semplici alle più complesse, dagli antipasti ai primi fino ai secondi strutturati, ed è ideale anche per il momento dell’aperitivo”.

Ecco otto suggerimenti per proporre al meglio Trentodoc.

1. IL MOMENTO MIGLIORE? A TUTTO PASTO! 
Una delle caratteristiche distintive di Trentodoc è la sua versatilità: grazie alla sua freschezza può essere consumato a tutto pasto ed è la scelta ideale per una grande varietà di abbinamenti gastronomici. È un ottimo compagno per gli aperitivi ma può essere servito insieme ai più svariati piatti della cucina italiana. Durante le festività, in particolare, le bollicine di montagna sono perfette per un antipasto con salumi e formaggi, per i grandi classici del Natale, come i tortellini in brodo, i pasticci, i risotti e la pasta, o con il pesce e gli arrosti di carne.

2. FREDDE, MA NON FREDDISSIME
La temperatura di servizio incide sulle sensazioni olfattive, gustative e tattili e, per questo, scegliere quella giusta per Trentodoc equivale a esaltarne le peculiarità e la piacevolezza di beva. La temperatura di servizio ideale delle bollicine di montagna è compresa tra 6 e 8°C per le tipologie brut e millesimato, che si distinguono per un minimo di 15 e 24 mesi di permanenza sui lieviti (da disciplinare, ma tutti i produttori allungano di parecchio tale periodo). Per le etichette di maggiore complessità come la tipologia riserva, che può rimanere sui lieviti da un minimo di 36 mesi (da disciplinare) fino a dieci anni e più (per volontà dei produttori), la temperatura di servizio può salire fino a 8-10°C, ma anche a 12°C per una riserva importante, evoluta e complessa.
È dà ricordare che la bottiglia, una volta sul tavolo, acquista immediatamente un paio di gradi, riscaldandosi: è utile, quindi, per il servizio calcolare le tempistiche in modo adeguato.

3. MEGLIO IL CALICE 
Si consiglia l’uso del calice, poiché quest’ultimo favorisce la piena diffusione dei profumi. Per degustare al meglio le bollicine di montagna è suggerita una base larga con imboccatura più stretta (o anche un calice da vino bianco e, per una riserva, uno da vino rosso), mentre per esaltare la morbidezza e l’acidità dei rosè meglio un calice dai fianchi svasati.
Le sensazioni olfattive di Trentodoc richiamano fragranze fruttate e floreali, oltre a note di vaniglia, albicocca, frutta esotica e agrumata, nocciole tostate, mela golden, cioccolato bianco e gelsomino.

4. SILENZIO, SI STAPPA! LO DICE LA NETIQUETTE
La bottiglia deve essere messa in raffreddamento almeno tre o quattro ore prima di venire stappata affinché raggiunga la corretta temperatura di servizio. Per l’apertura, va posizionata normalmente sul tavolo. Una volta tolta la capsula e la gabbietta, si raccomanda di tenere il pollice premuto sul tappo di sughero poiché la pressione accumulata all’interno della bottiglia potrebbe farlo uscire accidentalmente. Con l’altra mano a supporto, si inclina la bottiglia, afferrandola dalla spalla e ruotandola con delicatezza. La pressione interna deve essere liberata gradualmente con un leggero sibilo, fino ad accompagnare la fuoriuscita del tappo con le mani, senza produrre alcun rumore. Se la bottiglia è stata mossa, è utile inclinarla a 45° prima di aprirla: questo è il segreto per tenere sotto controllo la produzione di schiuma, effetto delle sollecitazioni.

5. IN ATTESA DI FINIRE LA BOTTIGLIA, RICORDA LA GLACETTE
Per assaporare il piacere delle bollicine di montagna e del territorio che raccontano, il Trentino, i dettagli sono importanti. Dopo aver stappato la bottiglia, è possibile  mantenere la temperatura di servizio ideale se si utilizza unaglacette con ghiaccio. Il consiglio è di dosare due terzi di acqua e un terzo di ghiaccio. Si può aggiungere sale da cucina grosso per raffreddare la bottiglia più rapidamente.

6. USA L’APP TRENTODOC PER SAPERNE DI PIÙ
Per una perfetta degustazione delle bollicine di montagna nei momenti conviviali a casa è a disposizione l’Applicazione mobile Trentodoc. È uno strumento utile per personalizzare l’esperienza di degustazione poiché contiene le schede tecniche di ogni etichetta Trentodoc, composte da una breve descrizione del vino e da informazioni circa la tipologia, il vitigno di provenienza, il numero di mesi di permanenza sui lieviti e i consigli di abbinamento. Chi degusta può completare la scheda all’interno dell’Applicazione segnando note personali e appunti sensoriali.

7. E CON I DOLCI? DEMI-SEC!
Per esaltare il fine pasto, infine, la Doc Trento prevede la tipologia Demi-Sec, con bollicine più dolci, amabili e dalla marcata rotondità. Questo metodo classico è ideale in abbinamento alla pasticceria secca, in particolar modo se farcita con noci, mandorle e uvetta, e ai dolci tradizionali del Natale come panettone, pandoro, torrone, biscotti e zelten.

8. E SE LA BOTTIGLIA NON FINISCE?
In questo caso basta richiudere bene la bottiglia con uno stopper e riporla in frigo: sarà perfetta per il cin cin del giorno dopo.

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Maggiori informazioni su Istituto Trento Doc

Trentodoc, bollicine di montagna 
La sua storia iniziò nei primi anni del ‘900 con Giulio Ferrari, studente all’Imperial Regia Scuola Agraria di San Michele, che dopo numerosi viaggi-studio in Francia, di rientro a Trento e per primo, nel cuore della città, diede il via alla sua produzione di metodo classico: piccola, ma di elevata qualità. Da allora molti lo seguirono fino al riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata “Trento” nel 1993, come prima in Italia riservata a un metodo classico, fra le prime al mondo.

Trentodoc è una realtà in costante crescita che riunisce 67 case spumantistiche, ognuna delle quali persegue la propria personale filosofia, conferendo a questo metodo classico sfumature diverse, adatte a ogni gusto, occasione e abbinamento. Con un unico comun denominatore: la qualità.

Le viti adatte a diventare Trentodoc sono Chardonnay (uno dei più coltivati in provincia con circa 26% della superficie vitata), Pinot nero, Pinot bianco e Meunier e crescono ad altitudini comprese tra i 200 e gli 800 metri, con un clima influenzato dalle Dolomiti e dal Lago di Garda, con notevoli escursioni termiche fra giorno e notte; viti e uva che, diventate vino, si caratterizzano per eleganza, freschezza e persistenza.

Trentodoc può fregiarsi oggi di una “carta di identità” che certifica la sua origine e il suo legame con il territorio - frutto di una ricerca della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura e con l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia - che lo definisce anche come "bollicine di montagna".

La qualità di Trentodoc è affidata al disciplinare di produzione, che fissa rigidi canoni e controlli lungo tutta la filiera. La vendemmia di uve esclusivamente trentine è svolta manualmente e il “vino base” è affidato a una lenta maturazione in bottiglia che varia da un minimo di 15 mesi per un senza annata a 24 mesi per un millesimato e a un minimo di 36 per la riserva, ma può arrivare ad oltre 10 anni di permanenza sui lieviti, grazie all’impegno costante di tutti i produttori che propongono sul mercato Trentodoc sempre più raffinati ed evoluti.

A occuparsi della promozione del marchio (con le due “O” che graficamente simboleggiano il gesto del “remuage”) è l’Istituto Trento Doc, nato nel 1984.

A disposizione dal 2020 un’Applicazione mobile pensata per accompagnare le persone alla degustazione, nei momenti conviviali a casa e al ristorante o durante un viaggio, che contiene le informazioni su tutte le case spumantistiche, 200 punti di interesse, più di 200 schede tecniche e una sezione dedicata agli appuntamenti Trentodoc. 

Nel concorso Champagne & Sparkling Wine World Championships (CSWWC) 2023, ideato e presieduto da Tom Stevenson, fra i critici più rispettati nel mondo delle bollicine, Trentodoc ha ricevuto 62 medaglie – 26 ori e 36 argenti – diventando lo spumante più premiato d’Italia. Inoltre, Wine Enthusiast - fra le riviste più autorevoli al mondo per il vino - ha nominato per il 2020 il Trentino “Wine Region of the Year”. Trentodoc è partner di AIS – Associazione Italiana Sommelier – nell’ambito del Concorso Miglior Sommelier d’Italia - premio Trentodoc e orgoglioso supporter di The Institute of Masters of Wine. 

Contatto

Via Suffragio 3, 38122 Trent

+39 335 7400 473

[email protected]

www.trentodoc.com