Trentodoc sulla tavola di Natale

Come organizzare una degustazione a casa?

Trentodoc è sinonimo di italianità e convivialità: il Miglior Sommelier Associazione Italiana Sommelier 2019 attualmente in carica Valentino Tesi consiglia come organizzare correttamente una degustazione dedicata al metodo classico trentino

Territorio di montagna, uve selezionate, rifermentazione in bottiglia e contatto prolungato con i lieviti, oltre a una grande versatilità di abbinamento, sono le peculiarità del metodo classico Trentodoc. È in virtù di queste caratteristiche che, secondo Valentino Tesi Miglior Sommelier Associazione Italiana Sommelier 2019, le bollicine di montagna rappresentano la scelta ideale nei momenti di convivialità durante le feste. Sono perfette per i momenti di relax, da degustare sole oppure con l’accompagnamento di cibo, per l’aperitivo e a tavola servite insieme ai più svariati piatti della cucina italiana: ogni occasione consente di sperimentare le diverse anime di Trentodoc.

Trentodoc è sinonimo di eccellenza, artigianalità e territorio, ed è un prodotto made in Italy”, spiega il sommelier, “si distingue per l’ampia collezione delle sue etichette, diverse per fattura ed esperienza gustativa (oggi 190, prodotte dalle 61 case spumantistiche associate all’Istituto), per la loro piacevolezza, per il perlage particolarmente fine e per la versatilità. Perfetto per le occasioni importanti, si abbina a una grande varietà di pietanze, dalle più semplici alle più complesse, dagli antipasti ai primi fino ai secondi strutturati, ed è ideale anche per il momento dell’aperitivo”.

Organizzare una degustazione di Trentodoc a casa propria, scegliendo fra le tante etichette ed espressioni del metodo classico trentino, consente la sperimentazione di diverse esperienze gustative, variando tra uvaggi, riposo sui lieviti e aree di produzione. Di seguito alcune idee. 

1. Una degustazione per tipologia o per etichetta
Per cogliere le diverse anime delle bollicine di montagna, si può degustare Trentodoc diversificando per dosaggio zuccherino (non dosato o pas dosè, extra brut, brut, extra dry, dry, demi sec) oppure per tempi di permanenza sui lieviti: brut (con almeno 15 mesi di permanenza sui lieviti), millesimato (minimo 24 mesi di permanenza sui lieviti) e riserva (che rimane sui lieviti un minimo di 36 mesi). 

Aspettatevi sempre che questi tempi siano allungati di molto da parte delle case spumantistiche trentine, a tutto vantaggio della qualità finale che ritroverete nel calice. Per fare un esempio, come si diceva poco sopra, il disciplinare prevede una permanenza sui lieviti di 36 mesi per le riserve, ma nei fatti, vengono proposti sul mercato dopo cinque sei anni, ma anche dopo dieci anni e più di riposo.

In alternativa e come passo successivo, una volta capite le caratteristiche generali di Trentodoc, potete proporre un percorso dove è possibile degustare la stessa etichetta ma di annate diverse. In questo caso si può iniziare dal vino più giovane, con l’obiettivo di approfondire come il vino si è evoluto con il trascorrere del tempo in bottiglia.

2. Una degustazione per scoprire come il territorio e i vitigni di origine influenzino Trentodoc
Un modo per approfondire e conoscere Trentodoc insieme al suo territorio di origine è organizzare un percorso orizzontale, ovvero una scelta di etichette (minimo tre) della stessa annata o composte dagli stessi uvaggi (sono quattro quelli di Trentodoc: Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco e Menieur) ma differenti per territorio, potendo così valutare come quest’ ultimo incida nella produzione dei vari vini (per esempio, due stessi Trentodoc provenienti uno dalla Val di Cembra e l’altro dalla Vallagarina daranno origine a due Trentodoc diversi, seppur riconoscibili nelle caratteristiche generali). 

Qualunque sia il tipo di degustazione scelta, Valentino Tesi suggerisce di sfatare alcuni luoghi comuni a proposito del servizio delle bollicine di montagna. Innanzitutto, il bicchiere: per favorire la piena diffusione dei profumi, scegliete un calice dalla base larga con imboccatura leggermente più stretta (un calice da vino bianco e per una riserva, uno da vino rosso, sono perfetti). 

La temperatura di servizio ideale è compresa tra 6 e 8°C (fra 8 e 10°C per una riserva e per le tipologie più evolute); dopo aver stappato una bottiglia Trentodoc, si consiglia di mantenere la giusta temperatura tenendola all’interno di una glacette con ghiaccio; a questa, può essere aggiunto del sale grosso e dell’acqua per raffreddare la bottiglia più velocemente. È da ricordare che la bottiglia, una volta sul tavolo, acquista immediatamente un paio di gradi, riscaldandosi: è utile, quindi, per il servizio calcolare le tempistiche in modo adeguato.

Per l’apertura, la bottiglia va posizionata normalmente sul tavolo. Una volta tolta la capsula e la gabbietta, ricordate sempre di tenere il pollice premuto sul tappo di sughero poiché la pressione accumulata all’interno della bottiglia potrebbe farlo uscire accidentalmente. Con l’altra mano a supporto, procedete poi inclinando la bottiglia, afferrandola dalla spalla e ruotandola con delicatezza. La pressione interna deve essere liberata gradualmente con un leggero sibilo. È consigliato accompagnare la fuoriuscita del tappo con le mani senza alcun rumore. Se la bottiglia è stata mossa, inclinatela a 45° prima di aprirla: questo è il segreto per tenere sotto controllo la produzione di schiuma, effetto delle sollecitazioni.

Di grande aiuto in questi casi è l’Applicazione mobile Trentodoc. È uno strumento utile per personalizzare l’esperienza di degustazione poiché contiene le schede tecniche di ogni etichetta Trentodoc, composte da una breve descrizione del vino e da informazioni circa la tipologia, il vitigno di provenienza e il numero di mesi di permanenza sui lieviti. Chi degusta può completare la scheda all’interno dell’Applicazione segnando note personali e appunti sensoriali o può conoscere i consigli di abbinamento proposti dalle singole case spumantistiche produttrici.

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Maggiori informazioni su Istituto Trento Doc

Trentodoc, bollicine di montagna 
La sua storia iniziò nei primi anni del ‘900 con Giulio Ferrari, studente all’Imperial Regia Scuola Agraria di San Michele, che dopo numerosi viaggi-studio in Francia, di rientro a Trento e per primo, nel cuore della città, diede il via alla sua produzione di metodo classico: piccola, ma di elevata qualità. Da allora molti lo seguirono fino al riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata “Trento” nel 1993, come prima in Italia riservata a un metodo classico, fra le prime al mondo.

Trentodoc è una realtà in costante crescita che riunisce 67 case spumantistiche, ognuna delle quali persegue la propria personale filosofia, conferendo a questo metodo classico sfumature diverse, adatte a ogni gusto, occasione e abbinamento. Con un unico comun denominatore: la qualità.

Le viti adatte a diventare Trentodoc sono Chardonnay (uno dei più coltivati in provincia con circa 26% della superficie vitata), Pinot nero, Pinot bianco e Meunier e crescono ad altitudini comprese tra i 200 e gli 800 metri, con un clima influenzato dalle Dolomiti e dal Lago di Garda, con notevoli escursioni termiche fra giorno e notte; viti e uva che, diventate vino, si caratterizzano per eleganza, freschezza e persistenza.

Trentodoc può fregiarsi oggi di una “carta di identità” che certifica la sua origine e il suo legame con il territorio - frutto di una ricerca della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura e con l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia - che lo definisce anche come "bollicine di montagna".

La qualità di Trentodoc è affidata al disciplinare di produzione, che fissa rigidi canoni e controlli lungo tutta la filiera. La vendemmia di uve esclusivamente trentine è svolta manualmente e il “vino base” è affidato a una lenta maturazione in bottiglia che varia da un minimo di 15 mesi per un senza annata a 24 mesi per un millesimato e a un minimo di 36 per la riserva, ma può arrivare ad oltre 10 anni di permanenza sui lieviti, grazie all’impegno costante di tutti i produttori che propongono sul mercato Trentodoc sempre più raffinati ed evoluti.

A occuparsi della promozione del marchio (con le due “O” che graficamente simboleggiano il gesto del “remuage”) è l’Istituto Trento Doc, nato nel 1984.

A disposizione dal 2020 un’Applicazione mobile pensata per accompagnare le persone alla degustazione, nei momenti conviviali a casa e al ristorante o durante un viaggio, che contiene le informazioni su tutte le case spumantistiche, 200 punti di interesse, più di 200 schede tecniche e una sezione dedicata agli appuntamenti Trentodoc. 

Nel concorso Champagne & Sparkling Wine World Championships (CSWWC) 2023, ideato e presieduto da Tom Stevenson, fra i critici più rispettati nel mondo delle bollicine, Trentodoc ha ricevuto 62 medaglie – 26 ori e 36 argenti – diventando lo spumante più premiato d’Italia. Inoltre, Wine Enthusiast - fra le riviste più autorevoli al mondo per il vino - ha nominato per il 2020 il Trentino “Wine Region of the Year”. Trentodoc è partner di AIS – Associazione Italiana Sommelier – nell’ambito del Concorso Miglior Sommelier d’Italia - premio Trentodoc e orgoglioso supporter di The Institute of Masters of Wine. 

Contatto

Via Suffragio 3, 38122 Trent

+39 335 7400 473

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www.trentodoc.com